Fare il dottorato in Italia nel campo scientifico

Che tu sia uno studente che si sta per prendere la Laurea Magistrale, che tu sia un lavoratore laureato con aspirazioni a tentare la ricerca in campo universitario, ecco qualche risposta da chi ha vissuto e sta vivendo tutt’ora la carriera di dottorando.
In Italia, in campo scientifico.

Cosa significa fare ricerca?
Fare ricerca significa trovare (ricercare, appunto) soluzioni nuove a problemi nuovi. Con il termine “nuovo”, si indica un qualcosa non presente nel panorama della ricerca internazionale (la cosiddetta letteratura), o anche un qualcosa di già esistente, ma applicato in maniera nuova, originale e utile.
Insomma, la ricerca è (dovrebbe) essere qualcosa che porta avanti il livello della conoscenza umana in un qualche campo del sapere, anche se in maniera contenuta e in un settore di nicchia.

Cosa significa fare il dottorato in Italia?
Significa vincere un posto da dottorando in una qualche università italiana. Significa lavorare per circa 3 anni con uno stipendio mensile che si aggira sui 1000€ netti (se viene vinta la borsa ministeriale), o non avere proprio lo stipendio se non si vince una borsa (sì, esistono posti da dottorandi non coperti dalla borsa). Una determinata università può decidere di incrementare la borsa di studio, fino ad arrivare a circa 1200€ mensili, ma sono pochi i casi in Italia (Milano e Genova per esempio).
Tutto questo è una situazione ridicola è prettamente italiana. Del resto, come forse saprai se sei giunto fino a qui, l’Università italiana non naviga in buone acque (soprattutto dal punto di vista economico), in particolare dalla Riforma Gelmini del 2010, nonostante il livello generale della sua ricerca non sia poi così basso.

Perchè fare il dottorato in Italia?
Ci sono vari elementi che possono spingerti a intraprendere la carriera di dottorando oggi in Italia.

  1. Entri nel mondo della ricerca, capisci cosa significhi davvero fare ricerca, contribuisci, anche se probabilmente nel tuo piccolo, all’avanzamento della ricerca internazionale.
  2. Affronterai molteplici esperienze, che difficilmente vivrai in un tempo così limitato in altri ambienti lavorativi. Ad esempio,
    1. Se hai fortuna a livello di pubblicazioni, potrai viaggiare in vari stati per presentare i tuoi risultati;
    2. Probabilmente ti verrà richiesto di  fare qualche lezione agli studenti universitari, assaporando così il piacere di divulgare il sapere e aiutare persone nel loro apprendimento;
    3. Potrai fare esperienze all’estero, presso anche importati università straniere
  3. Hai nella maggior parte dei casi un orario di lavoro flessibile, in cui puoi decidere tu se e quando lavorare all’università e se e quando lavorare da casa.
  4. Entri a contatto con molte persone, di molte nazionalità, con cui puoi confrontarti a livello di idee e risultati.

Questi sono gli elementi positivi, da tenere in considerazione così come gli elementi negativi riportati di seguito.

Perchè NON fare il dottorato in Italia?
Prendiamo come riferimento i punti esposti nel paragrafo precedente.

  1. Il mondo della ricerca è estremamente difficile, frustrante, stressante e probabilmente non ti garantirà nessun futuro (almeno in Italia). Il lavoro di intere settimane e notti può improvvisamente diventare inutile. Sarai sempre sotto pressione, dovrai ottenere risultati in breve tempo, verrai valutato solo per gli articoli prodotti. Non è un caso che recentemente si è iniziato a parlare di depressione da PhD su vari giornali e articoli scientifici (il manifesto, pagina99Italians1, Italians2 sono solo alcuni esempi in italiano. Tanto altro materiale si trova in inglese sul web, tra cui un articolo di un ricercatore italiano all’estero che ha fatto molto discutere, o ancora the guardian, o altro);
  2. Per quanto riguarda le esperienze è vero, ma bisogna considerare anche i seguenti aspetti:
    1. E’ difficile che viaggerai molto per presentare i risultati delle tue ricerche. Innanzitutto, perchè è difficile avere risultati, e parte dei tuoi risultati saranno pubblicati su un journal (che non prevede un viaggio). E se anche ottieni dei buoni risultati, è probabile che non ci siano sufficienti fondi per mandarti in missione. E se qualcuno proprio deve andare (in molte conferenze è obbligatoria la presenza di almeno un autore dell’articolo), è facile che ci vada un tuo superiore.
    2. E’ vero, spesso ti verrà chiesto di tenere una lezione di laboratorio o qualche altra lezione frontale agli studenti. Ma attento che questo potrebbe diventare un vero e proprio sfruttamento. Bisogna tenere bene in considerazione un elemento: in Italia il dottorando non viene pagato per la didattica e non gli viene riconosciuta come attività. Ergo, rischi di investire molto tempo in un’attività fine a sè stessa. Sei valutato solo per la ricerca, ergo, gli articoli prodotti.
    3. In Italia l’esperienza all’estero durante il dottorato non è obbligatoria, anche se caldamente consigliata, ergo, non si ha la certezza di avere la possibilità di farla. Per il sostentamento economico durante il periodo all’estero viene riconosciuto un incremento alla borsa di studio pari al 50% (arrivando così a circa 1500€ mensili), a prescindere dalla località di destinazione (quindi avrai sempre la stessa cifra, sia che tu vada nell’economica Repubblica Ceca, sia che tu vada nella costosa Londra o, ancora peggio, negli USA).
  3. Il falso mito dell’orario flessibile. Non avere orari significa che molto probabilmente lavorerai piu’ di 8 ore al giorno, spesso di notte, anche nei weekend. In generale, sarà molto difficile staccare con la testa, ti troverai in un mondo molto immersivo.
  4. Devi essere una persona aperta, con un buon livello di inglese parlato. E per forza di cose l’ambiente in cui lavorerai per i prossimi tre anni sarà abbastanza competitivo, le false amicizie saranno molto, molto frequenti.

A voi la scelta, a voi il compito di capire da che parte pende la bilancia.

Quindi alla fine, quando fare in dottorato in Italia?
Mi sento ora in dovere di dare qualche suggerimento riguardante l’eventualità di iniziare un dottorato in Italia.

  1. Assicurati che un Professore universitario ti voglia davvero come suo dottorando. All’inizio fingeranno in molti di essere interessati a te, alle tue aspirazioni, al tuo lavoro. Cerca di guardare oltre le apparenze, di verificare le cose che vengono dette e che ci sia realmente un piano di lavoro per te. Infine, cerca di capire si il professore è davvero competente nel suo ambito, in quanto sarà il tuo advisor, una figura di riferimento fondamentale per la tua ricerca e per la tua crescita nei prossimi 3 anni.
  2. Assicurati che una qualche figura intermedia tra te e il tuo professore ti voglia seguire e che voglia fare attivamente del lavoro di ricerca con te. I docenti universitari sono spesso “impegnati”, assenti dal posto di lavoro e con mille pensieri in testa. E’ necessaria quindi una figura di supporto (un PhD anziano, un post-doc, un ricercatore, un assegnista con esperienza…), che sappia fare da “filtro” tra te e le richieste (spesso bizzarre) del tuo prof., e che sia a tua disposizione per i dubbi e capace di stimolarti e confortarti lungo il tuo percorso.
  3. Assicurati di avere un progetto su cui lavorare e, al tempo stesso, un minimo di libertà personale per seguire le proprie intuizioni ed interessi. Uno dei problemi peggiori in cui puoi capitare è di non avere idea di come procedere nel tuo lavoro, per mancanza di idee, ma anche per mancanza di un piano preciso di ricerca, cosa che assieme alla mancanza dei punti 1 e 2 genera situazioni di forte depressione e di abbandono del dottorato.
  4. Preparati ad affrontare 3 anni stressanti e frustranti. Soddisfazione e felicità arriveranno solo a tratti. Questo punto, che qui compare per ultimo, in realtà è uno dei piu’ importanti e sottovalutati, quindi presta attenzione!

Un pensiero riguardo “Fare il dottorato in Italia nel campo scientifico

Lascia un commento