Come pubblicare un articolo scientifico

Riprendendo ed estendendo il precedente articolo che parlava a livello generale del “fare il dottorato” in Italia (lo potete trovare qui), vorrei continuare il discorso con un piccolo elenco di consigli che mi sento di dare a chi si avvicina al mondo della ricerca e, quindi, della scrittura di articoli scientifici, i cosiddetti paper.

Questi di seguito sono solo piccoli consigli, magari utili a quel dottorando che, poco supportato da figure piu’ esperte di lui, viene gettato nella mischia delle pubblicazioni, e non sa bene come organizzarsi, quali obiettivi porsi…insomma, come comportarsi.

Come detto nel precedente articolo, per me fare ricerca scientifica significa trovare soluzioni nuove a un problema nuovo. Difficile dire esattamente cosa significhi il termine nuovo, del resto anche nel panorama della ricerca internazionale tale concetto non è ben definito, sia volontariamente che no.
Possiamo dire quindi che la novelty, ovvero la novità, è un concetto cardine per il paper che scriverai. Il tuo articolo deve contenere qualcosa di nuovo, che sia a livello di risultati, metodo, dati ecc.

Personalmente, nella mia ricerca quotidiana di idee e risultati da pubblicare, trovo utile suddividere le modalità di arrivare a una pubblicazione in quattro filoni principali, anche se sono consapevole che esistono una marea di possibili interpretazioni differenti e sottili sfumature che uno schema mentale non può riassumere bene.
Ecco quali sono queste modalità:

  1. Idea nuova + dati nuovi: hai un’idea completamente nuova, che riguarda un problema o una tematica che ancora non esiste, o è solo parzialmente trattata, in letteratura. E’ l’idea che potrebbe irrompere in maniera fragorosa nel panorama della ricerca, ma allo stesso tempo potrebbe non essere presa in considerazione (se quel problema o tematica non esistevano forse è perchè a nessuno interessavano o non erano di utilità reale). Inoltre, essendo un’idea nuova, è molto probabile che dovrai raccogliere nuovi dati, una procedura faticosa e talvolta stressante.
    E’ forse la modalità piu’ difficile da attuare perchè richiede grande creatività e immaginazione, in un mondo che spesso sembra aver già trattato qualsiasi argomento.
  2. Idea nuova + dati vecchi: i dati sono già disponibili, e questo indica che la tematica o il problema sono già stati affrontati in passato. In questo caso la novità è racchiusa in un nuovo metodo per ottenere risultati che, possibilmente, dovrebbero essere migliori di quelli fino a quel momento ottenuti da altri ricercatori (e qui si aprirebbe un lungo, lunghissimo dibattito sulla riproducibilità dei risultati…). Oppure, in presenza di risultati comunque buoni, dovrebbe presentare caratteristiche innovative (ad esempio, propongo un algoritmo che ottiene risultati inferiori del 5% rispetto allo stato dell’arte, ma che va 3 volte piu’ veloce dei metodi già esistenti).
  3. Idea vecchia + dati nuovi: dato un problema già esistente, l’idea è quella di raccogliere nuovi dati che godono di caratteristiche innovative. Si pensi ad esempio all’uscita di un nuovo tipo di sensore che permette di raccogliere dati con caratteristiche (accuratezza, precisione, risoluzione…) fino a quel momento non esistenti. In questo punto confluiscono i classici paper che propongono nuovi dataset, ovvero nuove raccolte di dati, che vengono messe a disposizione della comunità scientifica.
  4. Survey: il paper in questo caso è un riassunto ragionato dello stato dell’arte di una particolare tematica o campo di ricerca. Solitamente, non introduce una vera e propria novità a livello di dati o metodo, come nei precedenti punti: in questo caso la novità consiste nel modo in cui si fa il punto della situazione, si delineano determinate problematiche, si cerca di mettere ordine nel marasma di metodi e dati utilizzati fino a quel momento.

Ovviamente, non devi prendere queste quattro categorie in maniera assoluta e indipendente. Ogni classe può avere sfumature differenti ed essere associata anche ad altri punti, nel bene e nel male.

Nel bene in quanto uno dei lati belli della ricerca è la sua estrema varietà, il fatto che persone di tutto il mondo, con la propria formazione, le proprie idee e convinzioni, lavorino confrontandosi tra loro.

Nel male in quanto non è poi così difficile imbattersi in lavori che presentano metodi nuovi che non è che vadano così meglio dei precedenti o che presentano solo un piccolo epsilon di variazione, o risultati poco riproducibili con spiegazioni poco chiare del metodo. Ma questo è un altro discorso…

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